M. CALAUTTI, L’esercizio
pratico per la prova scritta
Estratto
da
Francesco
AVVEDUTO, Manuela CALAUTTI, Fabrizio CHIEFARI, Antonia Fabiola CHIRICO,
Elisabetta MACRÌ
Giuda
pratica alle novità del tirocinio professionale e dell'esame avvocato
II
Edizione
Diritto
Avanzato, Milano, 2020
Le
nozioni teoriche quotidianamente immagazzinate dal candidato con lo studio
dovranno poi trovare pratica applicazione nello svolgimento dei pareri e degli
atti giudiziari.
Nonostante
l’esame di abilitazione (ma anche il concorso notarile e quello in
magistratura) preveda lo svolgimento di prove scritte, l’Università italiana
non fornisce allo studente adeguata preparazione in tal senso: per cinque anni
gli studenti non fanno altro che sostenere prove orali, senza mai affrontare un
esame scritto.
Ciò
comporta, inevitabilmente, la perdita all’abitudine della scrittura, nonostante
essa sia alla base dell’esame di abilitazione e dei principali concorsi cui la
laurea in giurisprudenza consente di accedere.
È
perciò indispensabile che il candidato si eserciti quotidianamente alla
redazione di pareri in materia di diritto civile e penale, nonché all’approfondimento
delle principali tecniche di redazione e alla lettura dei pareri svolti.
Non
in tutti gli studi legali l’attività è rappresentata dalla redazione di un
parere da fornire al cliente, perciò qualora il praticante non dedicasse i
diciotto mesi a tale studio, all’esame si troverebbe di fronte ad un qualcosa
di nuovo e sconosciuto.
È
utile dedicarsi perciò prima alla lettura di pareri, traendo spunto dai vari
libri in commercio nonché dalle riviste specializzate per la pratica forense e
dai principali siti internet ad essi dedicati, per poi passare al loro
svolgimento.
Il
candidato potrebbe, per i primi periodi, darsi l’obiettivo di un parere di
civile e uno di penale da svolgere a settimana, per poi alzare il tiro con il
passare dei giorni, sino ad arrivare allo svolgimento quasi quotidiano degli
elaborati, esercitandosi con le tracce tratte dai libri o dai siti web.
In
tal modo, nel corso dei mesi l’aspirante avvocato riuscirà ad affinare la paura
del foglio bianco, che ci accompagna sin dall’esame di maturità.
Durante
lo svolgimento delle esercitazioni a casa, è bene sin da subito iniziare ad
utilizzare i codici (annotati o meno, a seconda della sessione d’esami), per
poter prendere dimestichezza con il loro utilizzo, nonché munirsi sempre di un
buon dizionario della lingua italiana e uno dei sinonimi e contrari: il primo
sarà utile per evitare i frequenti errori nella scrittura di alcune parole,
mentre il secondo risulterà indispensabile in sede di rilettura dell’elaborato,
quando il candidato si troverà di fronte a parole ricorrenti che necessitano di
essere sostituite da un sinonimo.
Secondo
quanto previsto dalla legge in merito alle scuole di formazione obbligatorie
per il praticante, nel corso del proprio tirocinio gli aspiranti avvocati
dovrebbero ivi svolgere anche delle esercitazioni pratiche; anche quando le
scuole entreranno pienamente a regime, è comunque buona regola per il candidato
cercare di dedicarsi in proprio a tale attività di esercitazione.
Nei
mesi precedenti all’esame, è opportuno simulare la prova scritta, chiudendosi
in una stanza per sei ore solo con due tracce alternative, dei fogli
protocollo, i codici e un vocabolario, staccando il cellulare e non uscendo
dalla stanza per le prime tre ore. In questo modo, il giovane candidato
riuscirà a gestire meglio in sede d’esame l’ansia, ed affinerà le capacità di
sfruttare al massimo il tempo a propria disposizione.
L’ideale
sarebbe dedicare mezz’ora alla scelta della traccia, per poi passare alla
ricerca degli istituti sottesi sul codice, prendendo appunti su un foglio,
scrivendovi tutte le idee che vengono in mente, ed infine, in fase di stesura
della scaletta, effettuare una prima scrematura valutando ciò che è
effettivamente necessario per la redazione del parere.
È
importantissimo scrivere (a mano, non al computer), quotidianamente, anche per
affinare la grafia, che è uno degli elementi che, in sede di correzione,
possono fare la differenza: un commissario d’esame, che in una seduta deve
leggere decine di elaborati che – spesso – dicono le stesse identiche cose,
sarà più ben disposto verso un compito scritto con una grafia chiara e
comprensibile, graficamente “bello” da vedere.
Una
dote da perfezionare nei diciotto mesi di pratica, inoltre, è quella della
sintesi.
Cervantes
diceva che “Non c’è buon ragionamento che
sembri tale quando è troppo lungo”.
Secondo
l’opinione di chi scrive, il parere legale ideale non deve superare le quattro
facciate di foglio protocollo, massimo sei se il candidato ha una grafia molto
larga, ed in quei fogli deve trovare spazio il ragionamento logico giuridico
che porterà il giovane avvocato a fornire all’ipotetico cliente la soluzione
(appunto, il parere) al caso prospettato con la traccia d’esame.
Nei
mesi immediatamente precedenti l’esame è inoltre opportuno che il candidato
prediliga uno stile di vita ordinato, con degli orari fissi per studiare,
mangiare, andare a dormire, in modo da arrivare all’esame il più rilassati
possibile, ricordandosi di dedicare anche un po’ di tempo ad una sana attività
sportiva, come per esempio la corsa.
Giovenale
ci ricorda che mens sana in corpore sano.
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